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Genova e dintorni

Elle ed Erre sono due iniziali, di due nomi, di due persone. Persone che ho incrociato in modo intenso in un periodo della mia vita e che oggi mi capita di incrociare solo molto marginalmente ogni tanto. Non è successo nulla tra noi, non ci sono state liti o incomprensioni (se ce ne sono state, non me le ricordo), semplicemente ci siamo persi. Il distacco è stata la conseguenza di uno dei miei – molti – periodi di orsite, quei giorni (o settimane o mesi) nei quali non ho voglia di vedere nessuno, non ho voglia di raccontare, di parlare, di fare quasi nulla. L’ultimo ricordo nitido che ho di L. e R. (in ordine rigorosamente alfabetico) è una serata a Genova, andata e ritorno da Milano solo per cena; forse non è un caso che sia stato in una città piena di fascino per me, la città di De André e di molte sue canzoni. Passano gli anni, le persone e le situazioni, ma c’è sempre qualcosa che in qualche modo mi lega a Genova e così è stato anche per L. e R.
Dopo Genova, il silenzio. Almeno, il mio silenzio. E dopo il periodo di isolamento, la voglia di cambiare, ma loro non c’entravano nulla. Ho iniziato a fare tante cose, a vedere altre persone, a impegnarmi in attività nuove, tutte da scoprire.
Mi capita spesso di pensare a loro, e sempre mi ritrovo con la voglia di scrivere un email: ciao, come stai?. Non la scrivo, per il momento. Però mi piace ricordare i primi tempi quando ci siamo conosciuti, il fatto che una sincera confusione su quali fossero i miei reali sentimenti abbia fatto nascere in me un misto di stima, attrazione e simpatia, e che ci fosse molta complicità spontanea nell’intreccio dei nostri rapporti. A loro non ho mai detto – o forse sì, non ricordo – che in quella fase ho visto in loro anche il modello del maschio-eterosessuale del quale ci si può (anzi, si deve) innamorare: perché L. e R. sono, per motivi diversi, affascinanti come pochi, almeno come poche persone che mi è capitato di conoscere.
Oggi che la confusione certamente non c’è più (ma comunque era svanita ben prima che iniziasse il distacco), mi fa piacere ricordare e, chissà, magari prima o poi scrivere un email; mi piacerebbe che L. e R. mi rispondessero semplicemente: bentornato.