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Sei mesi senza automobile, si può fare. A parte il pandoro (al cioccolato)

Dunque, i primi sei mesi senza automobile. Tanti ne sono passati dalla rottamazione. Certo, il periodo in qualche modo più facile, l’estate e un autunno mite, vedremo che cosa succederà adesso che arriva il generale inverno. Questo primo bilancio è comunque più che positivo: l’automobile in una città come Milano non serve. Almeno, non serve a uno come me. Lo dico consapevole che non tutti sono appunto nella mia condizione, ma molti sì. Diciamo un 20 per cento?

Aggiungo che non mi sento una persona migliore per questa scelta, ma solo che questa è stata la scelta migliore per me.

Senza automobile è successo più o meno questo:

  • ho risparmiato un sacco di soldi
  • ho usato un paio di volte il car sharing
  • ho aspettato – a volte qualche minuto di troppo – il tram 5
  • ho recuperato quei minuti con gli interessi evitando di perdere ore a cercare un posteggio
  • un abbonamento ai mezzi pubblici
  • forse un taxi per andare in qualche aeroporto
  • una navetta aziendale
  • un paio di acquazzoni
  • quattro cliccailpomodoro a domicilio

Ma soprattutto, la bicicletta. Anzi: le biciclette. Tutti i giorni, per andare al lavoro, a fare la spesa, per uscire e rientrare, a un appuntamento, a fare un giro.

Non poteva mancare, in questo quadro idilliaco, il problema. Che nel mio caso ha preso la forma di un pandoro. Al cioccolato, per la precisione. Infatti, l’unico momento nel quale ho rimpianto l’automobile in questi sei mesi è stato quando ho dovuto trasportare un pandoro al cioccolato, in bicicletta, una sera di pioggia forte. Provate a far stare un pandoro al cioccolato dentro una borsa da bici, senza schiacciarlo. Già, perché chi ha inventato il pandoro al cioccolato, e le scatole che contengono il pandoro al cioccolato medesimo, non ha considerato la compatibilità con le Ortlieb.

Non lo voglio sottovalutare, il problema, sia chiaro. Però ho trovato la soluzione: il panettone. Al cioccolato. Meglio se quello stratosferico dei miei amici di Pavé.