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Festeggiare che cosa?

Venticinque anni di dolorose sofferenze per i gay
La posizione di Arcigay in occasione dei 25 anni di Pontificato di Papa Wojtyla

In questi giorni sta andando in scena uno spettacolo mediatico eccezionale: reti unificate per leggere messaggi augurali, palinsesti sconvolti con intere fasce orarie dedicate al giubileo del Papa. Commentatori e politici, sia cattolici e sia laici, fanno a gara per ricordare le qualità del lungo regno di papa Wojtyla.

Per i gay italiani non c’è nulla da festeggiare. In questi 25 anni le posizioni vaticane sulla dignità delle persone omosessuali sono peggiorate. Milioni di gay credenti sono posti davanti all’incredibile ricatto che, se vogliono rimanere tali, debbono vivere in castità. Le numerose e violente ingerenze sulle decisioni operate dagli stati sovrani rispetto a temi quali la sessualità, l’autodeterminazione delle donne, i diritti civili e individuali, ci ricordano quanto il Vaticano, sotto questo pontificato, abbia abbandonato tutte le prudenze, per riaffermare che solo la dottrina cattolica è vera portatrice di valori.

L’opposizione all’uso dei contraccettivi, anche quando questi potrebbero salvare milioni di vite in vaste aree del mondo, la pervicace condanna dell’omosessualità, la negazione della libertà di scelta per le donne, s’inserisce in un progetto complessivo che la gerarchia cattolica ha perseguito con tenacia, grazie alla volontà più volte espressa pubblicamente da Wojtyla di riaffermazione di una cultura conservatrice e reazionaria.
In particolare in Italia, vista l’evidente capacità della Curia di influenzare i gruppi dirigenti dei partiti di entrambi i poli, nessun diritto di cittadinanza è stato ancora riconosciuto alle persone omosessuali. In quest’accanimento è evidente la volontà di emarginare la più grande minoranza italiana.

All’interno della Chiesa cattolica, il popolo dei fedeli, ma anche numerosissimi consacrati, non la pensano come Raztinger e Wojtyla, ma il dissenso è ridotto al silenzio o, quando diviene troppo impetuoso, è estirpato.
Come gay italiani affermiamo con forza, che proprio perché la Chiesa cattolica nella sua storia si è resa responsabile d’innumerevoli sofferenze verso gli omosessuali, dovrebbe trovare il coraggio di chiedere scusa e di percorrere un cammino di purificazione per i peccati di cui si è macchiata.

Invece il pontificato di Giovanni Paolo II ha riaperto dolorose ferite, ha riaffermato contro ogni determinazione scientifica, la condanna verso i gay, ha cercato in tutti i modi di ricacciarci nel buio della clandestinità.

Aurelio Mancuso
Segretario Nazionale Arcigay
[Comunicato stampa Arcigay]