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Storie di città

Un manifesto della campagna lanciata dal Comune di Roma
Il Comune di Roma lancia oggi una campagna contro l’omofobia. Non so ancora che cosa ne penso (bene, in generale, è ovvio), ma mi torna in mente quel pomeriggio di qualche mese fa, nell’aula della commissione “pari opportunità” del Comune di Milano; eravamo una decina di rappresentati delle associazioni glbtq* milanesi, a chiedere un tavolo, una commissione, degli spazi, a cercare una qualche forma di dialogo istituzionale con il nostro Comune o, meglio, con il Comune nel quale viviamo e al quale paghiamo le tasse. Ne siamo usciti con niente, come si vede – nel senso che a Milano non c’è uno straccio di spazio per parlare di diritti, uguaglianza e discriminazioni, ma quel che è peggio, ne siamo usciti con la sensazione di avere a che fare con il nulla. Il nulla politico, il nulla di attenzione, sensibilità, interesse. Qualche consigliere alle mie spalle ha passato il suo tempo a giocare con il Gameboy (o come si chiama), altri leggevano il giornale; però io ero seduto nella parte destra; a sinistra, molto interesse teorico, bella dialettica e poi più nulla. Una consigliera della Lega ha detto che il Comune offre supporto psichiatrico e psicologico, che quelle strutture sono aperte a tutti.
Nei mesi successivi qualche contatto sporadico, con consiglieri forse anche minimamente interessati a parlare (lo devo dire, erano di Forza Italia, An e Margherita), ma insomma niente di davvero rilevante.
Ecco, un po’ di tristezza nel vedere il manifesto romano e nel pensare a quanto possano essere importanti iniziative anche piccole.