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La barca a vela e io

Poteva senza dubbio andare peggio, questo battesimo del mare. Tutti mi chiedono: “allora?”. Cioè, ti è piaciuto, non ti è piaciuto, lo rifaresti, facciamo una settimana nelle Cicladi, ci iscriviamo a Horca Miseria, Orza Minore, Caprera? Calma, calma. Prima di tutto devo smaltire questo mal di terra: sarò anche molto suggestionabile, ma anche adesso la sedia balla e parecchio.
Insomma, devo metabolizzare. Ci sono alcune cose impagabili, che già immaginavo: vedere la costa dal mare è speciale, Portovenere è bellissima, litigare con altre barche come se fossi in macchina a Milano altrettanto. Mi sono scoperto molto appassionato alle manovre di bordo (non mi piace stare fermo), anche se qualcosa-della-randa (ah, vogliamo parlare del linguaggio? per almeno mezza giornata a bordo capivo solo le preposizioni e qualche avverbio) che mi ha colpito ha rischiato di trasformare il mio naso in una versione alla francese. No, dai: lo rifarei, anche perché ho bisogno di capire meglio. Un altro week end prima o poi.
Mi sono già dimenticato di quando, la prima notte verso le 2:30, ho cercato di scappare dall’oblò della cabina perché mi mancava l’aria: s. mi ha tirato per i piedi e convinto a rimanere. E mi sono anche dimenticato di quando, il secondo giorno, ho pensato bene di passare 10 minuti in cabina durante la navigazione (arrivo, arrivo, si sta benissimo, non soffro nemmeno il mare, che meraviglia) e poi ho avuto la nausea per 3 ore.
Vado a cercare qualcosa per la nausea da sedia.