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Smettere, sempre complicato

Chi va in Oriente, di solito, torna più magro: “per forza, si mangia solo riso e pollo”. Noi non siamo tornati più magri, anzi. E sì, è vero, ci sono il riso e il pollo, ma ci sono anche un sacco di frutti (zuccherosi) e un sacco di dolci, ma proprio un sacco. E poi ci sono le colazioni, dove molti alberghi per non scontentare nessuno espongono praticamente qualsiasi cosa sia commestibile, dal Nasi Goreng al French Toast. E a proposito di French Toast, gli ultimi due giorni a Yogyakarta credo di averne mangiati una decina, conditi con creme e sciroppo d’acero e miele e cioccolato.
Naturalmente per il secondo anno consecutivo siamo stati 3 settimane su isole in mezzo all’oceano centrando il notevole obiettivo di non mangiare nemmeno una volta il pesce (fanno eccezione una “tuna salad” che ho preso il primo giorno a Bali, giusto per ribadire che avevo capito le raccomandazioni: “non mangiare verdure crude!”) e qualche gambero in qualche piatto di riso.
In tutti i casi: siamo ingrassati. E così, nelle ultime ore a Heathrow ci siamo detti: “un mese di regime alimentare lertoliano (la dottoressa Carla Lertola è la nostra guida alimentare e un nostro mito)”.

Ecco: da una settimana non mangio niente di dolce, nemmeno un biscottino, nemmeno un piccolo cucchiaino di gelato, neanche un quadratino di cioccolato amaro. Niente. E per dimostrare la mia volontà di ferro ho abolito anche lo zucchero dal caffè e dal tè. Quindi almeno 5 cucchiaini di zucchero al giorno.

E quindi? Quindi niente: è stata molto, molto, molto meno dura la prima settimana senza sigarette, quando ho smesso di fumare.