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Un viaggio americano / 1

Nighthawks di Edward Hopper

  • amo questo Paese, il racconto potrebbe già finire qui
  • Chicago merita un post a parte, arriverà; ma solo per il vento – che ti cambia le giornate e cambia in pochi minuti – vale la pena
  • apprendo che a NYC è in corso il casting per Sex and the city, ne parlano
  • forse non sarà una novità, ma impazzano letteralmente le graphic t-shirt: molti disegni, scritte, oggetti, molto grandi, non necessariamente coloratissime, ma molto cariche: io ne ho subito comprata una con scritte d’oro, yeah
  • nelle pubblicità in tv, la conferma del filone post-crisi (credito al credito, prestiti e quant’altro) che avevo già notato in primavera, accompagnata però dal gran ritorno della creatività sulla comunicazione medico-sanitaria: imperdibile quella del tipo a rischio di infarto che viene seguito nella sua giornata da una barella, a rappresentare come appunto il rischio ricovero incomba sulla sua vita
  • della nuova influenza H1N1 nessuna traccia di nessun genere (nemmeno in aeroporto, né in partenza né all’arrivo), ancora meno del nulla già notato a maggio
  • il quadro qui sopra, Nighthawks di Edward Hopper, ti dice quasi tutto dell’America e vederlo dal vivo è stata un’emozione incredibile: quella luce non può essere resa da nessuna rappresentazione o stampa o fotografia
  • il papa è già miracolosamente sparito dalla mia vita
  • la missione di Clinton in Corea è l’evento di questi giorni
  • amo questo Paese, ma amo ancora di più i french toast
  • domani voliamo a Salt Lake City