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La violenza sulle donne e la violenza delle donne

Non è che voglio provocare a tutti i costi, è che questo post mi frulla per la testa da un po’ di tempo. Lo pubblico in occasione della giornata contro la violenza sulle donne perché odio queste ricorrenze, e più passa il tempo più le odio tutte, e perché io non ho problemi di alcun genere rispetto al tema: sono sempre e comunque dalla parte delle donne, a prescindere. Mi posso permettere di notare un aspetto, un punto, un tema sul quale vivo la violenza delle donne.

Il tema è la maternità non femminile. Si dice paternità? Forse di parla di genitorialità. Comunque sia: le donne sono molto ostili verso tutte le forme di genitorialità non tradizionale. La famiglia è ok, le ragazze madri anche, due lesbiche che fanno figli uhm, due gay che fanno, cioè si procurano un figlio, vade retro. Eh, non dico a caso “si procurano”, gli uomini non possono “fare” figli.
Le donne sono generalmente amiche dei gay (molto meno delle lesbiche, eh eh), si crea spesso quell’intesa lì, si condivide forse anche un percorso di lotta e di liberazione, forse possono manifestare il loro spirito materno senza inibizioni; non so perché, comunque succede.
Un’amicizia che credo giochi sempre un ruolo importante nei sondaggi che ogni tanto vengono fatti: sei favorevole o contrario alle coppie gay / ai diritti per / finanche al matrimonio / eccetera. Credo che quel 50% di favorevoli sia in gran parte femminile.

Ma quando si arriva a parlare di figli, tutto cambia.

Noi abbiamo paura di parlarne. Figurati, siamo ancora qui alle prese con svastichella, alla ricerca di diritti proprio elementari. Ci siamo fatti mettere in questa condizione ridicola di puntare sempre al minimo, tra un po’ ringrazieremo perché non ci prendono a bastonate. Insomma, pronunciamo con imbarazzo la parola matrimonio – e viviamo dentro spettacolari matrimoni normalissimi per certi versi, rivoluzionari per altri, per esempio dove non esistono più i ruoli e se non esistono più i ruoli tre quarti delle convenzioni sociali saltano – figuriamoci se abbiamo il coraggio di dire “figli”. Inizia a vedersi qualche coppia di donne che ci prova, ci prova a vivere nella società con la propria nuova, bellissima famiglia, ma di uomini pochi o nessuno.

Vancouver, Canada, 2007

E su questo fronte secondo me l’ostilità delle donne diventa determinante. Sono loro, in fondo, che non possono concepire due uomini che crescono un bambino. Iniziano a essere disponibili dati e studi sulle famiglie omosessuali, dai quali viene fuori che è uguale. Quel che conta è l’amore, tutto il resto non ha importanza.

Io non ho bisogno di leggerlo nei libri o negli studi, perché lo so. Lo so e ho visto in questi anni crescere la consapevolezza di una paternità potenziale che poi probabilmente non diventerà mai reale, ma sulla quale non ci può essere discussione: una bambina o un bambino nella mia atipica e normalissima famiglia crescerebbe benissimo, e noi saremmo due stupendi genitori. Favolosi potrei dire.

Ma mica solo noi che siamo ormai gay come due impiegati del catasto, anche i tanti come noi che sanno ancora essere diversi. Anche tutti loro sarebbero genitori stupendi.

Io penso che sia giunto il tempo per le donne di superare quest’ultima barriera, di abbandonare quest’idea che genitorialità sia in fondo sinonimo di maternità: guardateci, ci siamo anche noi. Davvero.

Update: mi fanno giustamente notare che non tutte le donne, ma molte donne