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Il piercing, perché l’ho fatto

Partiamo dalla fine: ho un piercing al capezzolo (destro) nuovo di pacca. Da meno di 24 ore. Di quelli a barretta lunga, con due palline ai lati. In acciaio chirurgico. È bellissimo.

La domanda dunque è: perché? Me lo hanno chiesto in tanti in queste ore: la crisi di mezza età, un voto, una promessa, per ricordarmi qualcosa.

Io a dire la verità non ho un solo perché, ne ho tanti di perché. Perché mi è venuta voglia di farlo, perché mi piace, perché adesso che mi guardo mi piaccio di più, perché no? Perché lo sento un po’ come i lividi di Fight Club, perché adesso durante le riunioni noiose saprò che cosa fare, perché è uno spartiacque tra quando non c’era e adesso che c’è.

Ma certo che poi è anche l’età e la crisi. Perché ovviamente sono molto stanco della routine, non ho voglia di arrendermi a dinamiche che mi imprigionano nelle gabbie del quotidiano. Io ho ancora voglia di fare un sacco di cose, ho voglia di conoscere, scoprire. Di pensare a domani e a dopo domani. E quella piccola barretta di metallo significa molto: me lo ricorda costantemente. Mi ricorda che ci sono piccole cose che possono avere grandi significati.

Mi ricorda anche che non c’è nulla di male o di sbagliato nella ricerca del piacere. Il piercing, questo piercing in particolare, è un po’ l’opposto del cilicio e per questo sono molto fiero di portarlo.