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Bologna, autunno 1943

Dai diari di papà:

(Bologna, autunno 1943) … qualche giorno dopo una pattuglia fascista ci sparò addosso, ed io fui colpito di striscio […]. Restai nascosto in casa per diverso tempo, finché una sera fui arrestato. Avevo 16 anni e la prospettiva che avevo davanti era a dir poco agghiacciante: la giovane età mi risparmiò il plotone d’esecuzione, ma quello che vidi e sentii nella villetta di via [_____], nel cuore della Città [_____], non potrò mai dimenticarlo! Esseri umani che di umano non avevano nulla, tanta era la ferocia del loro agire, ed altri esseri umani, che di umano non avevano più nulla, massacrati, torturati, annullati fisicamente e moralmente. A distanza di quasi 40 anni, ancora mi domando come posso aver trovato la forza per assistere a tutto ciò, io che non mi sono mai ritenuto un “coraggioso”, che ho sempre evitato di fare a pugni coi compagni per paura di prenderle. Tutto è rimasto dentro di me e mai ne ho parlato con alcuno, neppure quando nel 1945, a guerra finita fui chiamato a testimoniare […]. Fui risparmiato, ma fu la deportazione in Germania: chi non ha vissuto, chi non ha provato, non potrà mai sapere e stenterà a credere.

Ecco, per dire, io non sapevo nulla di questa cosa. Una boccata d’aria mi farà bene, vado a pedalare.