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Cara Paola dopo che hai mangiato qualcosa ci spieghi?

Paola Caruso oggi ha incontrato Ferruccio De Bortoli e la sua vicenda sembra chiudersi a tarallucci e vino, come racconta lei stessa.

Quando è iniziata a girare in Rete la notizia del suo sciopero della fame io le ho mandato un messaggio di solidarietà e ho pubblicato da qualche parte un link di incoraggiamento. A prescindere dalle ragioni mi sembrava che il gesto fosse talmente forte da meritare un abbraccio. In Rete si è aperto il dibattito: fa bene, fa male, è una furba, eccetera. Io non avevo e non ho una posizione, per averla sarebbe necessario conoscere davvero bene la vicenda: sette anni da precario possono anche essere 7 anni da freelance per il più importante quotidiano italiano, mica fuffa insomma.

Il suo post di oggi, però, mi lascia perplesso:

“Insomma, mi perdonate?” dico quasi scherzando. De Bortoli sorride, mi stringe la mano e mi saluta.

Ecco, non vedo più le ragioni nobili della protesta cui Paola ha fatto spesso riferimento (“per tutti i precari, non solo per me”). A meno che non ne abbiano parlato durante l’incontro e oggi non ci sia stata l’occasione di raccontarlo. Nel post di oggi vedo la soluzione (parziale, perché secondo me a Paola quel contratto da precaria che scadrà in aprile non sarà mai più rinnovato) di una questione personale, non certo l’apertura di una grande discussione sul precariato nel mondo delle imprese editoriali che stanno affrontando una transizione epocale dalla carta al digitale.

Credo che Paola debba una qualche spiegazione a tutti quelli che l’hanno sostenuta.