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Liberiamo la musica: Milano come mi piace

Oggi pomeriggio sono stato in piazza Fontana. Una piazza di Milano che dice tante cose di Milano: è oggettivamente brutta, resa ancora più brutta dall’albergo che hanno appena finito (io amo gli alberghi, sia chiaro, ma questo è freddo e inospitale – da fuori almeno), da quella fermata del tram, dal palazzo della banca; è brutta come a volte Milano sa essere, però poi c’è quella cosa del ricordo, ci sono le targhe a Pinelli, in particolare c’è quella vecchia targa a Pinelli, ci sono quei quattro alberi e una delle poche fontane cittadine. Una piccola piazza che ogni tanto si riempie di gente, mai tantissima, potrebbe essere di più, ma sufficiente per stare bene. Come oggi, alla manifestazione contro la chiusura della Casa 139 e a favore della musica: liberiamo la musica, ha detto qualcuno.
Io ci sono andato per ragioni simili a quelle che mi hanno portato a correre l’altra notte al Parco: perché sogno una città viva di sera e di notte. Sogno di vedere tanta gente in giro fino a tardi, a riempire le strade e non solo quelle di due o tre quartieri.

Come hanno detto giustamente oggi: non mi piace la Milano degli aperitivi e la Milano della movida, perché è la Milano che poi si chiude in casa presto oppure occupa quelle solite zone (corso Como, Brera, forse l’Isola, i Navigli, Porta Venezia), che per carità vanno benissimo – porta Venezia è sempre più bella – ma passaci un giovedì sera all’una di notte e vedrai. Uh, certo, il giorno dopo si lavora. Ecco, anche questo: sogno una Milano che sa ancora divertirsi senza sentirsi in colpa. Domani si lavora e forse sarò un tantinello rincoglionito ma quanto bene può fare anche alla mia produttività una serata in giro a sentire musica invece che in casa a rincoglionirsi davanti alla televisione?

Mi piace la Milano di Critical Mass e della tribù che va in bicicletta di notte perché è una Milano che si incontra senza darsi appuntamenti. Come è successo oggi: ci siamo trovati con un po’ di quelli che vanno in bici ed eravamo lì senza nemmeno bisogno di dirci il perché. È il senso di quel bicchiere di vino il giovedì notte in piazza Mercanti, mentre qualcuno suona la chitarra e qualche altro pensa alla giornata che lo aspetta, ma non scappa via e si lascia tentare da quell’ultima canzone.

Ecco, quando succedono queste cose anche una piccola piazza di Milano, con tanta gente ma non tantissima, mi fa venire voglia di restare. Almeno: non mi fa rimpiangere di non essere mai (o ancora) riuscito a partire.