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Una giornata americana

Mi sono svegliato presto come al solito, anche se ho fatto tardi. Alle 10 ero già in giro in bicicletta a zonzo per la città. In queste improvvise giornate di primavera si è finalmente vista un sacco di gente in giro, le strade erano piene, i parchi, le zone attorno ai monumenti: a me piace guardare le persone che prendono possesso degli spazi. Poi sono andato al Parco Sempione, ho posteggiato la bicicletta e ho corso per una decina di chilometri, insieme a un sacco di altri milanesi, e non solo. Infine, mi sono sdraiato sull’erba a prendere il sole, e mi sono un po’ addormentato ascoltando Please come to Boston (Please come to LA to live forever / California life alone is just too hard to build). Una giornata come molte di quelle a New York l’estate scorsa, frenetica e pigra insieme, sempre con la bici vicina e la voglia di risalirci appena possibile. Certo, il Parco Sempione non è Central Park (e nemmeno Dolores Park), certo in giro si sente parlare padano e non newyorkese, certo ci sono il Castello e via Dante non l’Hudson e il Village, ma oggi forse ho iniziato a fare pace con questa città. In fondo non è colpa sua se sono qui, e non è colpa sua se ci rimango: lei fa quello che può e oggi non mi è sembrato così male.