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Una fissa per la fissa: il primo giorno con la mia nuova bici


La mia nuova bicicletta a scatto fisso davanti alla vetrina di Ciclistica

Sono appena rientrato a casa con lei, dopo essere stato in giro tutto il pomeriggio. Lei non ha un nome e sinceramente spero di non arrivare mai al punto di dargliene uno, ma è evidentemente bellissima e se lo meriterebbe. Me l’hanno costruita – con amore – i ragazzi di Ciclistica, che non si sono nemmeno posti il problema di montarmi la ruota libera: alle 15:00 facevo il mio esordio in modalità scatto fisso sulla (ex) pista ciclabile di via Monte Rosa. Sono stato in giro per Milano più di 4 ore e adesso che sono a casa ho già voglia di uscire ancora e mi chiedo come ho potuto pedalare su altre biciclette negli ultimi 40 e rotti anni. Ecco, insomma, è un altro mondo.

Ancora mi devo abituare alle gabbiette (quelle cose sopra i pedali dentro le quali va infilato il piede e che lo tengono in qualche modo bloccato), che per ora mi sono sembrate la cosa più scomoda; peraltro in 4 ore ho tolto i piedi dai pedali solo una volta, quindi tutto sommato il problema non è drammatico. Ho tolto il piede dai pedali quando sono volato per terra come un pollo, da fermo, al semaforo. Non un semaforo qualsiasi: Porta Venezia. Tutto sommato credo mi porterà bene: mi successe una cosa analoga anni fa il primo giorno con la mia prima moto (un Honda Dominator, molto molto molto alto), quando volai per terra al semaforo di Buenos Aires perché non toccai per terra con il piede; mi aiutò una signora over 60, e nonostante quell’umiliazione poi sono diventato un discreto motociclista.

Il tema, comunque, è proprio quello: fermarsi e stare fermo. Quando vai, è tutto ok. La pedalata è incredibilmente armonica, senti davvero che diventi una cosa sola con la bici e con la strada, hai un controllo assoluto sul ritmo e sull’andatura. Quindi: bellissimo. Ecco, invece credo che per imparare a frenare davvero serva un po’ di tempo. Oggi ho fatto tutti i percorsi possibili: strade deserte in zona Fiera, il Parco Sempione, le piste ciclabili lì attorno, via Dante e i suoi pedoni, piazza del Duomo, mi sono perfino buttato in corso Vittorio Emanuele per vedere che cosa succedeva: gestibile. Andando piano e contando sulla capacità di stare in equilibrio è tutto ok, mentre ancora non ho provato ad accelerare. Tornando verso casa su corso Buenos Aies (altro discreto banco di prova) ho comunque capito che il tema non sarà tanto frenare, quanto piuttosto capire quello che sta per succedere e comportarsi di conseguenza; non fermarsi, ma evitare.

E per chiudere con le prime impressioni sulla mia fixed gear: visto che non puoi mai stare fermo e devi pedalare sempre, fai molto più movimento e fatica, infatti sono stravolto. Stravolto, ma contento.