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Dai commercianti di via Solari ai gestori del Magnolia: storie di una Milano che non cambia

La nuova amministrazione comunale di Milano sta mandando dei segnali che sono molto chiari: bisogna abituarsi a usare meno la macchina. Fa quello che tutti noi che abbiamo votato Pisapia ci saremmo aspettati facesse: la strada della discontinuità per portare Milano verso un futuro più sostenibile.
Nella mia lettera a Giuliano Pisapia scritta dopo la tragedia di Giacomo chiedevo di proteggere i ciclisti, perché portatori di un segnale indispensabile: Milano in bicicletta si può fare. Le cose non vanno mai esattamente come vorremmo e ognuno può trovare mille motivi per prendersela con il Sindaco, però ci sono fatti incontestabili: si percepisce che l’atteggiamento nei confronti delle automobili sta cambiando. Quel che il Sindaco non può fare è cambiare l’atteggiamento delle persone e comunque difficilmente può orientarlo nel giro di poche settimane. Quindi ci sono sempre gli idioti in doppia fila e gli arroganti che posteggiano sulle ciclabili “perché devono lavorare”. Però cresce probabilmente il numero di persone che li giudica tali e forse con il tempo riusciremo a farli sentire dalla parte del torto e forse avremo più sostegno nelle nostre piccole battaglie quotidiane per avere il diritto di girare questa città in modo diverso.
La tragedia di Giacomo ha trasformato via Solari in una sorta di simbolo per questa fase: da un lato quelli che hanno improvvisamente capito che si è trattato di un punto di non ritorno, dall’altro quelli che continuano a fare le proprie piccole vite piene di egoismi e pretese. Qualcuno mi ha detto che certe azioni sono una strumentalizzazione della tragedia. Io penso che assomiglino più a una donazione di organi, se posso permettermi un paragone un po’ forte: un modo per onorare la memoria di quel ragazzino milanese è proprio condurre una battaglia in suo nome. Che il sacrificio di Giacomo serva per poter far andare in giro sicuri tanti bambini della sua età e far stare tranquilli i loro genitori.

Ci sono cose che però non si possono chiedere al Sindaco o all’Amministrazione. Dipendono da noi. E se non le facciamo noi, nessuna azione o Legge o iniziativa servirà mai a nulla. Le proteste di (alcuni) commercianti e residenti di via Solari sono lì a testimoniare che il lavoro da fare è ancora lungo e che il Comune può costruire migliaia di chilometri di piste ciclabili e di corsie preferenziali, ma senza un cambiamento di atteggiamento non serviranno a nulla. Lo spazio per le auto a Milano è finito, non ci vuole molto per capirlo.

E non è finito solo lo spazio, è finito probailmente anche il tempo: l’inquinamento insostenibile di questi giorni è un ulteriore segnale, bisogna che cerchiamo di coglierlo. Sempre il Sindaco ieri ha scritto una lettera ai milanesi: ognuno faccia la sua parte, usate di meno la macchina.

Questo genere di appelli devono essere colti dai singoli, ovviamente, ma devono prima di tutto essere recepiti da quelle strutture che in città possono orientare le scelte dei singoli: tutti quelli che possono fare qualcosa per favorire l’uso della bicicletta (o dei pattini o dei mezzi pubblici o dei piedi) al posto della macchina hanno il dovere di farlo. Tra questi secondo me l’Arci dovrebbe essere in prima fila. Per i valori che dovrebbero stare alla base della sua esistenza, per il seguito che ha in città, per la presenza capillare sul territorio attraverso i circoli. Circoli che, tra l’altro, organizzano decine di eventi che attirano decine di persone. E queste persone come li raggiungono i vari circoli Arci?

La faccio breve: ieri sera al Magnolia per il concerto di Brunori Sas non ci hanno fatto entrare con la bicicletta. Non dentro il circolo, non volevamo salire sul palco, ma dentro lo spazio recintato del parco Idroscalo: volevamo avvicinarci un po’ per evitare di legare le bici sulla circonvallazione dell’Idroscalo, con tutto quello che ne consegue (le abbiamo ritrovate, ci è andata bene). C’erano alcune centinaia di persone e solo una decina di biciclette. Tutti gli altri in macchina. Se tutti devono fare la loro parte e se Arci dovrebbe essere in prima linea (dovrebbe, no? – nello Statuto vedo scritto: l’impegno a favore della realizzazione di una società eco-compatibile che faccia della difesa e della salvaguardia dell’ambiente, dell’ecosistema e della giustizia climatica l’architrave di una società e di un’economia sostenibile. La promozione delle fonti energetiche rinnovabili e il sostegno alla formazione di una coscienza ambientale) io mi aspetto che in circostanze come quelle di ieri chi arriva in bici non solo possa entrare, ma abbia una corsia preferenziale, che salti tutta la coda. Mi aspetto che chi arriva col biglietto dei mezzi pubblici abbia uno sconto. Mi aspetto idee per favorire l’uso di mezzi alternativi. Se poi ti chiami Arci e stai in un posto fuori dal mondo lo devi proprio fare, altrimenti un pezzo dell’inquinamento di questa notte è anche a carico tuo, lo hai provocato proprio tu.

Insomma, da un lato l’arroganza di certi personaggi di via Solari, dall’altro la scarsa sensibilità del Magnolia, la conclusione è che in queste condizioni dovevamo eleggere il mago Silvan e non Giuliano Pisapia.

Update: il Magnolia ha risposto su Facebook alle nostre lamentele; la risposta dal mio punto di vista è ancora più irritante, ma la segnalo per correttezza

Update2: mi ha telefonato il presidente del Magnolia, è stata una conversazione franca e interessante della quale gli voglio dare merito: siamo rimasti d’accordo di vederci presto per parlare di cose che possiamo fare insieme per favorire l’uso delle biciclette