Centomila nella notte di Milano
LUCA FAZIO – MILANO
Un’assemblea. In piazza Duomo. E’ nata così a Milano una delle più straordinarie manifestazioni che questa città abbia mai saputo esprimere. Quasi non ci sono termini di paragone e se la memoria corre in fretta alla memorabile giornata del 25 aprile 1994 – sì, c’era ancora lui – allora non si può non rimarcare almeno una sostanziale differenza. Ieri sera, un’appiccicosa sera di fine luglio, dopo lo straordinario corteo di lunedì, Milano non ha nemmeno avuto il tempo di organizzare alcunchè. Una grande sorpresa.
La città, tutta, si è precipitata in Duomo, come avevano detto gli amici, le telefonate, i pochi giornali che hanno dato spazio all’appuntamento, Radiopopolare. A far che? Poco importava. Un’assemblea, qualcuno parlerà, chissà, “forse faranno vedere i filmati di quello che a Genova ha combinato la polizia”. L’importante era esserci, d’istinto, ragionare avevano già ragionato tutti in queste drammatiche giornate, esserci anche da soli, senza troppe bandiere, qualcuno con le lacrime agli occhi e tutti con una rabbia mai vista. Il Genoa social forum aveva chiamato la città a dare una risposta contro le violenze della polizia. Punto e basta. Su quello che è accaduto ieri a Milano, chi vorrà, saprà trarne le conseguenze. Resta il fatto che veder sfilare un corteo così, a passo veloce, quasi una corsa per un tempo interminabile, sembrava proprio che il governo Berlusconi non avrebbe potuto ottenere un risultato peggiore. Agnoletto aveva detto “abbiamo vinto”, e ieri Milano gli ha dato ragione.
Alle 10 di sera la piazza non contiene più nessuno. Gli occhi più allenati abbozzano cifre, è ragionevole pensare che in quel momento ci sono già 100 mila persone. Saranno ancora di più. Si chiacchiera a gruppi, non c’è palco, laggiù in fondo solo un furgone ribadisce ciò che tutti sanno, piantato in testa come un chiodo fisso, impossibile da scardinare.
Improvvisamente la piazza non basta. Parte un corteo, improvvisato, ma che ha bene in testa dove andare e cosa fare. Prima una puntata veloce verso palazzo Marino, la casa del sindaco Albertini che per primo ha voluto benedire il “lavoro ben fatto” del governo Berlusconi. Poi in prefettura. Non è un corteo qualsiasi. E’ la prima volta che 100 mila persone decidono di andare senza chiedere permessi a nessuno, senza incontrare per chilometri la sagoma di una divisa. Neppure un vigile, anzi uno solo, che osa mettersi di traverso ma soltanto per favorire la curva che strozza la fiumana proprio a ridosso della prefettura. Ci sono arrivate 100 mila persone che con un gesto imprevedibile si sono riprese la città e la libertà di gridare. Mai visto prima. Ognuno che dice quello che vuole. Non è solo un grido disperato, è come un altolà – un “noi siamo qui e non siamo mai stati così bene” – a chi per tre giorni ha fatto le prove generali di un qualcosa che solo una settimana fa era argomento da libri di storia. Il Cile. Il 25 aprile 1994 si aveva paura che qualcosa potesse succedere, ieri sera Milano ha reagito così perché qualcosa è già successo.
E dispiace per chi, a sinistra, si è perso l’appuntamento con questa piazza, dispiace per chi forse ancora non capirà che a Milano ieri sera non c’erano 100 mila persone che andavano dietro a qualcuno. Andavano dove volevano. Certamente per gridare “assassini” e “vergogna”, una rabbia però felice, perché è stata una di quelle serate che non si dimenticano più: la manifestazione del 24 luglio 2001.