Mi sono occupato di Internet per lavoro per circa 10 anni, quasi sempre e solo da un punto di vista teorico (a meno che per pratico non si intenda anche usare la posta elettronica, partecipare ai newsgroup e mettere in piedi un sito personale su Geocities); poi sono arrivati i blog o, almeno, ho scoperto i blog che stavano nascendo negli Stati Uniti e ne sono rimasto folgorato. Ho messo nei blog le mani, la testa e il cuore, e così mi sono reso conto davvero di che cosa fosse quella cosa – Internet – della quale avevo tanto parlato e scritto negli anni precedenti. Più o meno nello stesso periodo ho anche iniziato a lavorare su Internet e la prospettiva a mano a mano è cambiata.
Me ne rendo conto solo oggi con una certa chiarezza. Da un lato la passione per una Rete ideale, dove le parole d’ordine sono libertà, compatibilità, apertura, dall’altra le esigenze pratiche, economiche e contingenti, che portano a scelte – giuste, da un certo punto di vista – che in qualche modo tradiscono la passione. Essere costretti a mettere in discussione cose che prima si davano per scontate (i link, per esempio), a ragionare sul fatto che un forum possa anche essere un recinto chiuso, sono tutte cose che in parte aiutano a isolare gli elementi davvero importanti rispetto a questo mezzo e in parte, così mi sento oggi, aprono voragini di dubbi e di delusione, portando forse a convincersi che quei due mondi sono incompatibili. Alla fine si torna sempre al punto di partenza: Internet è un mezzo per definizione multidirezionale, quando si tenta di applicarlo in ambienti abituati alla mono o alla bidirezionalità, molto semplicemente si rischia di essere inadeguati. A volte la si può vedere come una sfida, altre come un muro insormontabile.