Repubblica.it dedica un articolo (a firma Vera Schiavazzi) al “San Valentino degli adulteri” e già penso a quanto sia imbarazzante cercare di essere originali a tutti i costi. Il pezzo regala comunque delle sorprese, precisamente in questo paragrafo
Qualcuno, come www.gay.it, ha scelto proprio il 14 febbraio per fare outing, ovvero per uscire dalla clandestinità: nel giorno degli innamorati, molte associazioni gay e lesbiche italiane si sono date appuntamento in piazza Farnese a Roma, di fronte all’ambasciata francese, per manifestare con un bacio scambiato in pubblico il loro desiderio di riconoscimento e di parità con le coppie eterosessuali.
Non si capisce che cosa c’entri gay.it, sito nel quale – per inciso – io non mi riconosco proprio per nulla, le rare volte che mi capita di visitarlo mi sento sempre più target e sempre meno persona, ma soprattutto non si può proprio capire perché sia così difficile cogliere la nemmeno tanto sottile differenza che esiste tra fare “outing” e fare un “coming out”. Insomma, le parole hanno ancora un peso e un significato? Cara Vera, faccio outing quando dico “tizio è frocio” (e, se proprio te lo devo spiegare, non è una bella cosa), faccio coming out quando dico “io sono gay”. Infine, che cosa c’entra la manifestazione di Roma con le coppie clandestine? Quelli che andranno a Roma a baciarsi non sono clandestini, sono semplicemente discriminati. Problemi anche con l’italiano oltre che con l’inglese?
Cara Vera, ritenta: tra poco c’è la festa della donna.