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Un Pride al centro

Mentre ogni giorno arrivano da ogni parte del pianeta notizie circa il movimento che sta portando verso il riconoscimento legale delle coppie omosessuali (matrimoni, unioni civili, patti di solidarietà, adozioni, affidi, eredità, assistenza, pensioni eccetera) dall’Italia arriva la notizia del prossimo Pride nazionale, quello con il “bollino blu” (anzi, fucsia) di Arcigay. Si svolgerà in Toscana, con parata finale a Grosseto. Un Pride piccolo-piccolo, del tutto inadeguato rispetto alle reali esigenze della comunità glbtq* italiana, che avrebbe bisogno di ben altri effetti speciali per essere svegliata, stimolata, guidata, sostenuta. Invece ci sarà il solito inutile patrocinio della solita inutile Provincia, ci sarà un città deserta (a giugno e con le scuole chiuse Grosseto si trasferisce in massa al mare), ci sarà un penoso intreccio di diritti civili e discoteche, ci sarà il solito malriuscito tentativo di fare del Pride un evento culturale-commerciale. Alla cultura penserano le solite associazioni locali, che lavoreranno moltissimo per ottenere qualche assonnata presenza all’evento del giorno, al commercio penseranno discoteche e locali della costa. Oltre al danno, la beffa perché di vere aziende, di veri sponsor nemmeno l’ombra; è paradossale dover rimpiangere la Coca-Cola, con tutto quello che rappresenta, ma un po’ bisogna farlo: in molti Paesi del mondo sono decine le multinazionali che fanno la fila per sponsorizzare un Pride. Però consoliamoci, quest’anno al Pride ci sarà la Pride Card, che “permetterà di risparmiare e di seguire le tante iniziative del Pride da una postazione privilegiata”. Che tristezza. Comunque, questo è il Pride che ci meritiamo, è il Pride del centro-destra e del centro-sinistra, dove è il centro che decide per tutti: il centro del “diritti, ma…”, il centro del “non dico, non chiedo”, il centro che non prende mai una posizione chiara nei confronti di questo tema.