La puntata precedente è: Marmaz vs. ufficio igiene, parte I
Casa marmaz, interno giorno. Cioè interno alba: sveglia alle 06:00. Al grido: “alle sette sono davanti al portone così siamo i primi quando l’ufficio apre alle 08:30”, s. esce di casa. Io lo devo raggiungere “con calma” dopo un po’.
Dal luogo del delitto arrivano subito sms angoscianti: “la pre-pre lista questa volta non c’è”. “E’ il caos”. “Ci sono già venti persone davanti” (alle 07:00!).
Poi dopo un po’ meglio: una ragazza-manager avrebbe preso in mano la situazione, nominato un capo-lista e creato una pre-pre lista autogestita, ancora meno ufficiosa di quella ufficiosa dell’altra volta.
Marmaz arriva alle 08:15, e il clima è teso. “Lei non sa chi sono io”, “io sono un giornalista” (no, non l’ho detto io, ovviamente, ma un collega che voleva fare impressione sulla ragazza-manager, che però non se lo è filato proprio). C’è anche una coppia così composta: lui sui 25, stra-stra-stra-stra figo, un po’ spettinato e trasandato, forse appena sceso dal letto, bermuda, maglietta aderente, muscoli perfetti (non troppi, non pochi), insomma un paradiso; lei sui 30, nervosetta, super-cozza-ma-che-si-sente-figa, probabilmente un po’ in carriera, classica radical-chic milanese, radiopopolare-sissi-etnico: in virtù dei rapporti di forza (lei probabilmente paga tutto) lei si permette una scenata su un fatto non meglio precisato, e lui subisce passivamente pensando che tanto può avere tutte le donne (e gli uomini) che vuole e che dopo questo viaggio mollerà la cozza.
A parte ciò, arrivano le fatidiche 08:30. Si apre il portone e tutti si precipitano e sembra possa accadere l’impensabile: l’infermiera non riconosce la validità della pre-pre lista ufficiosa e tenta di far passare quelli che si trovano all’inizio della coda, cioè quelli che si sono infilati per primi nel carnaio-imbuto del corridoio. Momenti di tensione, rissa in agguato. Ma interviene sempre lei, la magnifica ragazza-manager, che propone di autogestire anche la coda. E tutti si calmano.
Ci mettiamo quindi in fila, qualcuno mi guarda un po’ storto perché si accorge che io alle 07:00 non ero presente e si chiede probabilmente come faccio a essere così avanti. Comunque, passo. Ci danno due moduli da compilare e un numero, vero, ufficiale. Siamo il numero A25.
Compiliamo i solito moduli deliranti. Allergie? Sì / No. Scrivo sì, e la casella dopo: quali? Spazio per rispondere: 0,2 centimetri. Rispondo: molte.
Nel frattempo dalla stanza dove entrano e poi escono i vaccinandi, c’è un gran via-vai di infermiere che trasportano faldoni di documenti: in uno di questi passaggi cade un passaporto. Per fortuna qualcuno se ne accorge prima che venga fagocitato dai corridoi degli uffici (dove c’è un gran casino, fa caldissimo e naturalmente non esiste aria condizionata). Noi in coda ci guardiamo terrorizzati: “pensa se dopo un’esperienza del genere ti perdono anche il passaporto…”.
Arriva il nostro turno: salone con 25 scrivanie. Il medico che ci interroga è dei nostri. Scopriamo subito che le zanzare nelle zone turistiche non ci sono, forse vengono tenute alla larga una per una. Comunque: per Java e Bali non serve la profilassi. Su Lombok si crea un po’ di panico, poi risolto dalla nostra rassicurazione sul fatto che anche quella è una zona turistica. Il tifo va fatto, ma ci compriamo da soli la medicina in farmacia, consigliano quindi solo l’Epatite A. Pare abbastanza inutile anche quella, ma oramai che siamo qui la facciamo.
Controllo al terminale della nostra situazione generale: ultima antitetanica di s. nel 1979, mia nel 1984. “Ragazzi questa va fatta”. A quel punto parte una discussione tra s. e il medico che si conclude con un “bello mio guardo che il tetano te lo puoi prendere anche pulendo i carciofi”: lui non sa chi cucina in casa, ma ci convince. Epatite A e tetano, andata.
Segue domani: Marmaz vs. ufficio igiene, parte III