Sabato sera abbiamo passato un’oretta al Light, un disco-ristorante-bar di Milano. Dirò subito: brutto locale, brutta gente, un delirio assurdo. Si chiama così forse per via di quelle luci verdi laser che ti rendono subito cieco, con forti vertigini e senso di nausea. Potresti metterti degli occhiali scuri, ma c’è un limite a tutto. Sei già la persona sbagliata nel posto sbagliato, cerca almeno di mantenere un contegno.
Ma dove sono finite le vecchie, spaziose, discoteche di una volta? Quelle erano volutamente kitsch, mica come questi locali fintissimi che vorrebbero essere eleganti e/o di tendenza e invece tendono solo verso lo squallore.
OK, non mi ha preso benissimo, lo ammetto. All’ingresso c’è questo rito del farti un po’ pesare la possibilità di accedere a ‘sto paradiso: quel dito che ti tocca e distrattamente ti dice “aspetta un attimo”. Aspettare? E perché?
Ma il fatto che non mi abbia preso bene prima e durante la permanenza non è nulla rispetto a quanto mi ha preso male uscendo. Il solito ragazzotto (e tra l’altro con milioni di ragazzi carini che ci sono nel mondo proprio questo set di mostri dovete mettere nel vostro locale trendy?) che mi tocca con l’indice sul petto – e già non si può dire il fastidio: “ehi, mi dai l’exit?”. OK, io sarò anche oramai un vecchio babbione che ignora questi meccanismi perversi della consumazione e del tagliandino che ti autorizza poi a uscire, però: a) nessuno mi ha spiegato questa cosa, b) se devi contestare il fatto che non abbia questo c. di exit allora me lo contesti, non mi tratti come un ragazzino brufoloso che è entrato di straforo per strusciarsi un po’ con la Milano-che-conta, perché di brufoli non ne ho più e soprattutto perché qui di Milano bella o di bellezza in generale proprio non c’è traccia e ti piacerebbe anzi averne di ragazzini brufolosi, che dove ci sono i giovani non c’è questo squallore umano di enta e anta-finti-enta a caccia disperata di qualsiasi cosa respiri.
Le mie argomentazioni devono aver convinto il ragazzotto, perché sono poi uscito senza dargli l’exit.