Io non ho fatto la maratona di Milano, che è fuori dalla mia portata – soprattutto mentale. Certo, se dovessi iniziare non partirei da questa città, ma sceglierei Roma, Londra, Berlino, New York.
Più di una persona mi ha raccontato che domenica scorsa non solo si sono ripetute scene già viste in passate edizioni, cioè un senso della circonvallazione occupato da macchine fumanti e l’altro senso da corridori con polmoni d’acciaio, ma che c’è stata una degenerazione tipicamente milanese, complice anche lo sciopero dei vigili (proprio quella domenica hanno scelto i furboni) che ha un po’ esacerbato gli animi in prossimità di incroci e strade di passaggio
andate a lavorare, albanesi!
pare sia stato uno degli slogan più in voga per sostenere i corridori. Tanto che a un certo punto uno di questi sembra sia andato a prendersi un automobilista direttamente nel suo abitacolo e lo abbia caricato di botte, scatenando a quel punto una rissa maratoneti-automobilisti.
Mi dicono che nelle altre città la maratona è una festa, con la gente che saluta, partecipa e fa il tifo. Ma io lo sostengo da tempo: questa non è più una città, è solo un milione di persone che vivono nella stessa area.
La foto Running alone viene dal Flickr di Leibniz*.