Il titolo non sarà originale, ma non ce ne possono essere di più adatti. Genova per noi, per questo Pride 2009 è stata più bella che mai. E simpatica come non mai. E noi siamo forse riusciti a farle dimenticare il G8. Forse.
Considerazioni sparse:
- come l’anno scorso, come molte altre volte, e l’ho già detto: il Pride è come essere a casa; anche questa volta giravo per la gente con una faccia un po’ inebetita e pensavo che avrei potuto baciare tutti, che tutti erano belli
- la politica, nel senso dei partiti, è oramai fuori dal Pride e forse dal movimento; tra quei carri, tra quei tanti “noi” che c’erano a Genova, ecco ci potevano essere leghisti e comunisti, credo si sarebbero abbracciati e io li avrei baciati entrambi
- l’assenza dei partiti è una grande cosa per noi, è l’ennesima grande sconfitta del Partito Democratico
- anche le drag queen (che io amo, ma che sono sempre state la manna dei fotografi e il pretesto per parlare di carnevalate) erano assenti
- insomma, il clima era: sereno, maturo, consapevole, deciso, allegro
- perfino le lesbiche erano allegre e amichevoli
- solo Repubblica.it sembra non essersene accorta, la gallery che ha pubblicato racconta di cose marginali
- e che dire dei genovesi? il loro famoso brutto carattere è rimasto altrove: amichevoli, ospitali, coinvolti, curiosi, affettuosi: la migliore accoglienza di una città che io possa ricordare
- un percorso che ci ha fatto sembrare tanti e uniti, poi non so se eravamo davvero così tanti, ma mai ho avuto la sensazione che fossimo così tanto uniti
Chissà, forse è davvero la volta buona. Io credo che siamo pronti, che abbiamo capito, che da questa Genova può nascere qualcosa di buono. Chissà che impressioni hanno avuto gli altri.