- per me, il viaggio perfetto: le città, tanta provincia, i parchi, il mare, la strada, montagne. E in mezzo a tante cose anche tantissimo nulla;
- confermo una serie di scambi che sarebbero utili:
* Italia > Usa: il bidet
* Usa > Italia: muffin & bagel
* Italia > Usa: il pesto, la pizza del Basilico
* Usa > Italia: il bacon; - amici italiani che vivono qui ci dicono che spendere tanto per i vestiti non è considerato cool, un’altra conferma dell’easy living che mi colpisce sempre così tanto;
- e infatti Carhartt, che in Europa è un marchio super fighetto, qui lo vedi addosso agli operai nei cantieri sulle highway, è abbigliamento strettamente da lavoro;
- gli hip brief cioè le mutante normali, un po’ sgambate, nel west non si usano: non ne ho trovato un solo paio in nessuno degli (innumerevoli) centri commerciali e negozi dove siamo entrati: solo boxer e mutandoni;
- un pezzo di paesaggio che negli altri viaggi era mancato sono stati stavolta i treni, in particolare quelli che trasportano carbone: convogli infiniti, a perdita d’occhio, centinaia di vagoni nel nulla di tante pianure;
- ho finalmente imparato la famiglia dei berry: strawberry, blackberry, bluberry, raspberry, cranberry (cosa non da poco considerando che faccio ancora fatica a distingurerli tra loro in italiano i frutti di bosco): ditemi che non ce ne sono altri per favore;
- avevo lasciato in sospeso un giudizio sui cowboy: sì, ok, non male a parte che quando hanno il cappello potrebbero essere tuo nonno o tuo figlio, chi lo capisce – ma il top del viaggio restano per ora i mormoni, o comunque i ragazzi di Salt Lake City;
- la montagna di “Incontri ravvicinati” esiste davvero e si chiama Devils Tower e devo ammettere che è molto affascinante;
- fascino anche per un altro colpo di genio del marketing americano: Mount Rushmore, la montagna dove sono scolpiti i nomi di alcuni presidenti-simbolo; è il parco americano più visitato e loro, lo si percepisce chiaramente, lo guardano con un approccio che noi conosciamo rispetto ai simboli religiosi;
- resta un mistero a che cosa serva l’Esta, visto che devi ricompilare comunque il modulo verde (evoluto, adesso chiedono anche telefono ed email)
- ci mancavano guai con la macchina, li abbiamo avuti: strada secondaria in mezzo al nulla nel nord del Wyoming, verso sera, nessuna copertura cellulare, in discesa, ding-ding-ding-ding (il computer di bordo): service station qualcosa, engine power qualcosa, power off, si spegne e ciao; momenti di discreto panico, poi siamo riusciti ad arrivare nella ridente Rapid City (capitale del South Dakota) per cambiarla; adesso prepariamo grande
compliantcomplaint alla Alamo; - un paio di tappe del Wyoming e nel South Dakota hanno messo effettivamente alla prova anche un amante dei paesaggi vuoti come il sottoscritto;
- Boulder è stata una vera sorpresa, sulla qualità dell’università non posso dire, ma la qualità della vita di chi studia qui è davvero speciale; e basta leggere queste poche righe di uno che poi ha aperto davvero un ristorante in città per capirlo:
Way back in 1973, I got in my Volvo with a good buddy and drove from my home in New York to Boulder, Colorado, the almost mystical place all of us college students on the east coast kept hearing was the Shangri-La for all self-respecting hippies. Like so many of you who are reading this, it was instant love. The climate, the beauty, the gorgeous sunshine and, of course, the people…relaxed, happy, living the good life, made us both want desperately to live in this little paradise. On our long, sad ride home, we decided that owning a bar in Boulder could very well be the most wonderful experience we could ever hope for.
- Denver, invece, non la metterei tra le mie città americane preferite: molto anonima; e non ho nemmeno incontrato Alexis!;
- tra dibattiti sulla health reform e dibattiti sulla health reform si sente ogni tanto parlare dei 40 anni di Woodstock: le interviste ai protagonisti mettono un misto di emozione e malinconia, più maliconia a dire la verità;