Qualche giorno fa, di pomeriggio, cerco un posto dove lasciare la bici: sono in pieno centro a Milano, davanti all’Excelsior (un’esperienza unica di shopping. Fashion, beauty, accessori, food e design si contaminano nello storico building di Galleria del Corso 4, nel cuore di Milano, completamente ristrutturato dall’acclamata archistar Jean Nouvel); non c’è uno straccio di palo, arco, rastrelliera. Decido di attaccarla al cestino dei rifiuti. Mentre la sto legando arriva una signora sulla sessantina, pelliccia, Vuitton, Rolex; ha una bella bici bianca, con cestino di vimini. Stessa scena, si guarda attorno e poi arriva anche lei al cestino. Ci guardiamo: viviamo in mondi diversi, ma siamo attaccati entrambi allo stesso cestino di rifiuti, con le nostre belle bici.
Sabato pomeriggio, vado al Teatro della Cooperativa per Non mi fermo. Il teatro e l’evento dovrebbero essere totalmente dalla parte delle bici. La devo legare a 300 metri dall’ingresso, sulle barriere che dividono il tram dalla strada, perché non dico davanti ma nemmeno vicino al teatro c’è nulla.
Quanti sono i negozi, i locali, i posti a Milano che favoriscono l’uso della bici? O che, almeno, non lo disincentivano? Questo autunno me l’ero un po’ presa col Magnolia, per ragioni simili: io non avevo torto, ma anche loro – a dire la verità – avevano qualche ragione, perché le scelte legate all’ingresso delle bici dipendono dalla Provincia, che gestisce l’Idroscalo (e aggiungo anche che il presidente del circolo mi ha poi chiamato, ci siamo parlati, ci dobbiamo vedere: voglio dare atto della disponibilità e del sincero interesse verso l’argomento).
A Berlino anche il negozio più sfigato ha davanti alla vetrina una piccola rastrelliera per le bici, spesso con la scritta “ci fa piacere se vieni a fare shopping da noi usando la bici”.
Credo ci sia una cosa intelligente da fare: andare da chi è amico delle bici e non andare più da chi se ne frega.