Abbiamo un nuovo governo che ama Malpensa. E questo per me è un vero dramma. Perché io vorrei radere al suolo l’aeroporto e costruire al suo posto un parco divertimenti. Così i posti di lavoro sarebbero tutelati e tutti noi non avremmo più l’illusione di avere un aeroporto. Che è scomodo, servito male, e tutto sommato sempre periferico rispetto alle rotte internazionali.
Poi ci sono una serie di ragioni legate a piccole cose, fastidi incontrollabili che provo ogni volta che parto – nonostante stia partendo, e ogni volta che torno – peggio che mai.
- sali sul Malpensa Express e con mezzo metro tra la banchina e il treno la probabilità che ti si incastri la valigia è massima
- se la valigia non è rimasta incastrata, devi sperare di aver beccato un vagone dove c’è spazio per i bagagli, cosa che su un treno fatto per andare in aeroporto non è scontata
- se il porta valigie non c’è tieni la valigia vicino a te nel corridoio e così vieni insultato da tutti i pendolari Milano – Saronno che inciampano nel tuo bagaglio e in quello di tutti gli altri come te
- esci dal Malpensa Express e incontri quasi subito un enorme salone spoglio, dove dominano alcune tremende bacheche con esposti modellini di aerei: la tristezza assoluta
- nella zona dove arrivano i bagagli ci sono alcuni cartelloni con le informazioni sui trasporti che dicono tutto su quanto il luogo sia proiettato verso il passato:
Ma come? Un cartellone stampato? Inciso su legno? Al posto di un display Lcd? - sei appena tornato dagl Stati Uniti e non puoi sopportare la pronuncia inglese finta ed enfatizzata dei messaggi automatici sul Malpensa Express
- sei su un volo intercontinentale e non c’è il finger, né all’arrivo né alla partenza; il finger sul tuo volo non c’è mai
- dall’area del tuo gate partono altri 20 voli intercontinentali con 200 passeggeri ognuno e c’è un solo bagno e il bar è chiuso e ci sono due file di sedie, gli altri 1.000 passeggeri sono seduti per terra, tu trovi posto solo in piedi; nei gate vicini, che vedi attraverso un vetro, ci sono immensi saloni vuoti, pieni di sedie, con poca gente che chiacchiera e che si beve un bel cappuccino