Siamo alla fine fuggiti da Lovina Beach, sulla costa nord di Bali, perché era davvero troppo troppo troppo triste. Appena arrivati al Nugraha Lovina siamo stati presi dall’ansia: spiaggia nera, “resort” degli anni settanta in piena decadenza, un cottage tutto per noi ma ai bordi del complesso, praticamente nella foresta, con sì il mare davanti, ma anche la strada a un centimetro, per cui il rumore dell’oceano lo si poteva sentire solo in caso di tempesta, perché diversamente era coperto dai motorini, che qui notoriamente sono milioni. “Dai, ci piazziamo in piscina”. E qui: mega famiglie a fare picnic, acqua quasi bianca. “Dai, facciamo un giro in paese”. E qui l’ansia è diventata sconforto: “domani scappiamo”.
Quindi quando siamo arrivati all’Alila Manggis sulla costa est, ci è proprio sembrato di rinascere.
A parte gli alberghi, oggi è stata la prima giornata di sole pieno che abbiamo passato senza viaggiare, e infatti ci siamo praticamente ustionati: qui c’è sempre un bel venticello che rende magnifico stare al sole anche tutto il giorno, poi la sera sono dolori. Abbiamo riso tutto il pomeriggio di una coppietta del nord Europa, che da bianca è diventata rosso fuoco nel giro di un paio d’ore, ma noi non eravamo messi tanto meglio (piu s. del sottoscritto, a dire la verità, che sono notoriamente marocchineggiante).
Scoperte: il gecko adulto è MOLTO grande. Scoperte: è il gecko adulto che fa quel verso che ci sta seguendo di notte da quando siamo arrivati (ora che ci penso: non è che avremo un gecko in valigia?), appunto gècKOOO gècKOOO gècKOOO.
Abbiamo visto Tenganan un antico villaggio balinese tutto tra le mura, dove la vita scorre ancora per molti versi ai ritmi di un centinaio di anni fa. Mi sono comprato o, meglio, s. mi ha regalato un bellissimo sarong blu e grigio, al quale la signora balinese mi ha fatto abbinare una stupenda fusciacca arancione. Non lo toglierei più.
La foto Waiting for breakfast, happy viene dal Flickr di marcomazzei.