Mamma Mia: non c’è due senza tre. Dopo lo spettacolo a Broadway, dopo il film: Mamma Mia qui a Milano, agli Arcimboldi.
Come si può spiegare la differenza di atmosfera? Non ne sono capace. Forse quella sera al Winter Garden Theater io sapevo anche inconsciamente di essere a New York City, forse tutto il mio corpo e la mia mente respiravano americano (yeah!) e questo rendeva tutto automaticamente più magico, forse – più probabilmente – in quel teatro c’erano un calore e una partecipazione e una vitalità che qui, Mamma Mia, proprio ce li sogniamo.
Poi, certo, uscendo sei a Broadway nel centro del mondo, con tutto il mondo in quel centro, non sei alla Bicocca, con le strade deserte e la gente che corre velocissima verso casa e i gestori del parcheggio che aspettano solo di chiudere. Se sei a Broadway e finito lo spettacolo vuoi mangiare hai la scelta tra centinaia di posti sempre aperti o comunque aperti per aspettare proprio te, che esci affamato. Qui, beh qui a mezzanotte trovi giusto un paio di ristoranti da magone, dove se provi ad andare ti senti in colpa per tutto il tempo pensando che stai ulteriormente separando quel cameriere un po’ intristito dalla sua famiglia e della sua bambina che non vede da tante ore. Quindi: a casa, due biscotti e un po’ di latte.
E il teatro: l’Arcimboldi è bello. Con un’acustica che il mio orecchio non assoluto trova fantastica. Ma freddo. Quasi ospedaliero.
Insomma: l’atmosfera non si può nemmeno lontanamente paragonare. E lo spettacolo in quanto tale, nemmeno. La compagnia che si esibisce a Milano è discreta, ma niente di più. Poca energia, poca forza, anche poca voce a tratti. Se la Bicocca non è Broadway un motivo ci sarà.