Ho sentimenti alterni nei confronti dei social cosi, si capisce. Basta leggere quello che ho scritto circa FriendFeed negli ultimi mesi per vedere che la confusione regna sovrana, ma queste settimane di parziale distacco da quel mondo un po’ mi sono servite. Ho scritto di più, ho letto di più, forse sto anche riuscendo a recuperare una minima, ma minima, capacità di concentrazione. E poi ho cercato di fare cose nella vita reale (altrimenti chiamata, da Mafe, quella degli atomi), riuscendoci in parte. Vedremo, insomma. Mi mancano alcuni like e mi manca un certo clima, ma boh – per il momento mi sembra giusto così.
Tuttavia qualche sera fa è successa una cosa che mi ha fatto pensare. Oh, di cose del genere a me ne sono capitate parecchie e sono una delle ragioni per le quali sono qui: se la Rete non avesse dentro quelle cose lì per me avrebbe poco senso – me ne sono successe, ma l’ultima in ordine di tempo ha sempre un significato speciale. Dicevo, una sera qualche sera fa, uno di quei momenti di ansia-claustrofobia-tristezza-quelnonsoche che capitano di questi tempi, prendo la bici ed esco. Milano, di sera tardi, autunno, in settimana, quei pochi vivi sono dentro al secondo spettacolo, deserto. Sono arrivato fino in Duomo pedalando come un matto, mi sono seduto nella mia piazza preferita, dei Mercanti. Ho preso in mano l’iPhone, ho aperto Grindr, ho visto il pallino verde sulla faccia di un amico-di-socialcoso che non ho mai visto, ma col quale sto chattando da settimane, anzi col quale siamo finiti dentro una di quelle conversazioni paradossali tipo: “ehi ciao, come va – 12/settembre 13:50 — oh, benino, grazie, tu? – 18/settembre 21:30”, ho cliccato e ci siamo messi a chiacchierare; la persona giusta, al posto giusto, nel momento giusto: perché gli ho potuto raccontare cose che non avrei potuto dire a nessun altro, inteso come nessuno che mi conosca, cose che potevo raccontare in quel momento solo a un perfetto estraneo col quale c’era una simpatica sintonia di chat. Trovare Daniele quella sera è stato qualcosa più che importante. Credo non ci vedremo mai e la nostra conversazione a un certo punto si allungherà fino a essere “non ti ammazzare di cibo, eh? – 25/dicembre 12:20 — dove vai per ponte? – 24/aprile 7:30”, però non importa. Sono poi tornato a casa pedalando piano.