Sono appena rientrato dalla Midnight Run e sono contento a metà. Mi era del tutto passata la voglia di andare un po’ per il meteo (comunque alla fine la corsa è stata asciutta) un po’ per la stanchezza, ma mi sono imposto di uscire lo stesso: sono ormai fissato con l’idea che le città di notte vanno riempite e vissute, ogni occasione deve essere incentivata. Quindi ben venga l’iniziativa del Comune e di un gruppo di associazioni, anche se non mi è chiaro esattamente quale dovesse essere il messaggio, forse fare sport e non drogarsi o cose del genere. Forse era che si può uscire a mezzanotte anche per correre e non solo per sballare in discoteca. In tutti i casi avrei corso forse anche sotto le insegne di Scientology (ok, esagero), mi interessava dare un segnale alla città: tanta gente in giro di notte, nel Parco. Già, perché il percorso di questa Midnight Run era tutto nel Parco Sempione, e non nascondo che ho anche pensato al giro notturno in bicicletta a Central Park l’estate scorsa. Ecco, ci avevo pensato ma proprio non c’entra nulla – ma nulla di nulla. Comunque, sono andato.
Già l’arrivo in zona Arco della Pace mi ha un po’ innervosito: il Comune organizza una cosa alla quale devi per forza andare in macchina (torna a casa coi mezzi all’una e mezza) e ti fa partire da una delle zone più congestionate di Milano, appunto l’Arco. Ho posteggiato tipo a 20 km e per arrivare ho fatto un bel riscaldamento correndo per quasi tutto corso Sempione.
L’appuntamento sarebbe stato alle 22:30 per fare una serie di attività ludiche non meglio identificate, ma io ovviamente sono arrivato 15 minuti prima della partenza, in tempo però per sentire il campionario completo della retorica patriottica: l’inno, i bersaglieri, la nostra storia, i nostri valori, eccetera. Sospetto quindi che la corsa c’entrasse anche con i festeggiamenti per il centocinquantesimo. Per non sentire tutto il set di luoghi comuni che questo imprecisato signore enunciava al microfono mi sono messo le cuffie e Do you ever feel like a plastic bag a tutto volume. A un certo punto mentre mi godevo Firework vedo che tutti si girano a guardarmi. Mi tolgo le cuffie e capisco che sono tutti in silenzio e in quel silenzio si sente solo Katy Perry: ma perché? Dai, nel trionfo della retorica è facile: un minuto di silenzio per il Giappone. Madonnina son cose che mi mandano fuori di testa. Rimetto le cuffie.
Finalmente si parte. Faccio 2 metri e vengo spintonato 40 volete dai furbetti della corsetta, quelli che appunto ti devono per forza superare anche a costo di travolgerti. L’organizzazione del percorso, poi, ci mette del suo perché fa passare attraverso quei geniali gradini e gradoni e dislivelli vari dei quali la piazza dell’Arco è piena. Sopravvivo ai primi 100 metri, ma il peggio deve ancora venire. Già perché all’ingresso del Parco quella davanti a me si scansa di colpo e io mi accorgo che c’è la panchina. Esatto, il percorso non era in alcun modo segnato e quindi ti dovevi preoccupare tu di evitare panchine e paletti e fontane e quant’altro: operazione facile se le vedi, già più complicata se tutto è coperto dalla gente e dal buio. Ecco sì perché il Parco non era illuminato in modo speciale, nemmeno con delle torce, per dire, che avrebbero reso tutto molto suggestivo. Comunque: io riesco a balzare sulla panchina, ma un signore dietro di me non è altrettanto fortunato e ci si schianta contro.
Il primo giro (3,5 km) vanno tutti fortissimo, superano, spingono, fanno molto i fighi, già all’inizio del secondo sono molto più tranquilli e verso la fine (7 km) arrancano: d’altra parte sono milanesi.
Correre è bello, di notte non è male, e soprattutto vale sempre la pena stare fuori di notte e riempire la città, ma che fatica. Che fatica in questa città.