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Massa marmocchi e il figlio che non ho avuto

In bici a scuola a Milano
Poi un giorno ti capita davanti una fotografia e ti accorgi che potresti essere un buon padre.

Non che non ci abbia mai pensato in questi anni, anzi. Mi ricordo che quando ero molto giovane, verso i venti, mi ero fissato che avrei dovuto avere un figlio prestissimo, per fare in modo che fosse già adulto durante i miei quaranta. Il progetto non è andato in porto, per una lunga serie di ragioni.
Ho smesso di pensarci quando mi sono reso conto che non avrebbe mai avuto una madre, ma semmai un altro padre, e credo poi di essermi arreso di fronte alla montagna di difficoltà che due genitori omosessuali avrebbero dovuto affrontare nell’Italia di fine secolo scorso. E di quanto queste avrebbero potuto condizionare la crescita serena di un figlio.

Le storie di amici eterosessuali che sono passati attraverso il calvario di un’adozione, poi, mi hanno definitivamente convinto che sarebbe stata necessaria una determinazione titanica, fuori dalla mia portata. Anche perché, diciamolo, i bambini a me non sono mai piaciuti. Quelli degli altri, almeno.

Si tratta, evidentemente, di un’affermazione molto sciocca, un tentativo di nascondere da qualche parte la voglia di far crescere qualcuno vicino a te, di dare un senso a quel desiderio di cambiare il mondo che non ti ha mai abbandonato: farlo per lui.

Quando, qualche mese fa, ho iniziato ad accompagnare a scuola i bambini in bicicletta, credevo che il piacere di alzarsi presto e attraversare la città per poi tornare a casa di corsa fosse legato appunto alla bici. Oppure al fatto di stare insieme a tanti amici. In altre parole, che anche se si fosse trattato di accompagnare delle scimmie ammaestrate oppure consegnare una scatola di coriandoli, ecco sarebbe stata la stessa cosa. Invece con il passare delle settimane ho scoperto che i bambini mi piacciono assai. Anche quelli degli altri.

Tutti stiamo perdendo qualcosa non permettendo a tanti che invece lo vorrebbero di crescere le donne e gli uomini di domani. Tutti stiamo perdendo qualcosa e alcuni di noi stanno perdendo qualcosa in più, ma riconosco che abbiamo le nostre colpe quando ci arrendiamo davanti alle grandi (non) decisioni politiche e ai piccoli ragionamenti che sentiamo al bar nelle mattine di un giorno qualsiasi: “ho tanti amici gay, ma” oppure “non ho niente contro i gay, ma sui figli ecco ma però” eccetera.

Io forse mi sono arreso, ma se non altro posso pensare che quel desiderio di cambiare il mondo ha un senso per loro, per quei bambini in bicicletta la mattina a Milano.