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Usa 2011: i tre giorni a Chicago prima della partenza

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[Foto scattata da Justine durante il pranzo al Cedar Hotel]

Mi sto convincendo che Chicago sia la città più bella degli Stati Uniti. Non quella dove vivrei, forse, non la mia preferita, non New York (che bisogna sempre mettere in una categoria a sé), ma semplicemente la più bella. Ho avuto la fortuna di venirci due volte e di trovare sempre un tempo fantastico, forse dovrei vederla anche durante condizioni meteo più tipiche, ma tant’è. È una città che ti regala tanti livelli di osservazione: la passeggiata lungo il fiume, sotto l’autostrada, il fiume e le sue curve, il lago, la strada e le strade, le case basse, la sopraelevata della metropolitana e poi i grattacieli, che sono i più belli di sempre, e la torre rossa della Cna che è diventato il mio preferito. Per non dire delle bici: tante e belle.

Giusto che questo viaggio inizi da qui e inizi con quel rito antico e sempre emozionante di venire a trovare qualcuno che qui vive. Questi due giorni con Justine e Luca mi sono proprio piaciuti, davvero come se ci fossimo visti ieri e poi ritrovati qui.

Chicago: 29, 30, 31 luglio

  • tornare in un posto che conosci un po’ e ricordarti tante cose e accorgerti di quante cose hai memorizzato pur essendoci stato poco
  • la luce del mattino e il sole caldissimo che ti salta addosso tra un grattacielo e l’altro
  • evoluzione dei bagel: al gusto di qualcosa (bacon, mirtillo, uova, formaggio eccetera)
  • me lo fanno notare: una pulizia estrema, New York da questo punto di vista è lontana
  • hanno aperto negozi di popcorn, solo di popcorn
  • non ti chiedono più se vuoi la ricevuta in mano o nel sacchetto ma: in mano, nel sacchetto o per email?
  • tempo di checkout alla cassa dell’Apple Store: 5 secondi e la ricevuta era già nella mia casella di posta (poi penso a quelli che pagano in contanti e alle ore perse perché quello davanti a te sta cercando i 2 centesimi da dare alla cassiera)
  • ho visto Old Town, un bel quartiere
  • ma quante buone birre ci sono negli Usa? e quanto era amara quella che ha assaggiato Justine?
  • le biciclette, che cosa te lo dico a fare? tante piste ciclabili, tanti percorsi segnati, tante belle bici (fisse, single speed – soprattutto, da corsa, di tutto, insomma), tantissima gente che va in bici; la sera fuori dai locali ce ne sono montagne legate ai paletti; ah, ovviamente di paletti ce ne sono a ogni metro; ah, ovviamente puoi andare sempre su tutti i mezzi pubblici; ah, ovviamente tutti rispettano le bici e le macchine vanno piano
  • quando il ragazzo che mi stava noleggiando appunto una bici ha saputo che avevo una fissa mi ha subito fatto vedere la sua e mi ha parlato per 10 minuti di cose ultratecniche cha faccio ancora fatica a capire in italiano, figuriamoci in inglese; ho capito, insomma, che anche qui le due ruote sono una bella tribù
  • esiste una linea di jeans Levi’s per chi va in bici: 511 Commuter, il mondo sta prendendo la strada delle due ruote senza motore
  • segnali del fatto che anche-se-non-li-dimostro-li-ho: 1) per la prima volta in vita mia mi sono dimenticato la carta di credito sul bancone di un negozio (poi ritrovata); 2) se lascio gli occhiali in albergo, ciao; 3) mi rassegno all’idea di dover chiedere informazioni alla gente
  • Borders chiude, lo sapevo perché l’ho letto e ne ho scritto mille volte, ma entrare in una libreria che chiude domani e sentir parlare uno degli undicimila che da dopodomani sarà senza lavoro, ecco è un’altra cosa
  • amo gli americani con i pantaloni corti, una tshirt e le ciaba a prescindere da tutto, dall’ora dal posto dal contesto da quanto è in tiro la loro compagna, da tutto
  • quando mi hanno fermato per chiedermi informazioni scambiandomi così per un locale sono ingrassato 150 kg per la soddisfazione
  • quel che avevo scritto, confermo