Las Vegas e tutta questa parte del southwest sono dentro il deserto del Mojave
Las Vegas? Cioè non sono tornato al Grand Canyon e ho deciso invece di andare a Las Vegas? Esatto. Diciamo che a Kingman mi è preso un attacco di tristezza e ho sentito il bisogno di vedere un po’ di gente, confusione, animazione. La vita viaggiando in provincia gira tutta attorno alle stazioni di servizio, che sono il vero centro dei paesi (diciamo agglomerati di case). Questa è una cosa sublime degli Stati Uniti: in qualsiasi stato, a un certo punto arriverai in una zona dove, in un enorme spiazzo, ci saranno: Motel 6, Super 8, Econolodge, Daisy Inn, Travelodge (eccetera) e Texaco (avevo scritto che non c’era più, invece c’è), Shell, Chevron (eccetera) e Travel Center, Love’s e McDonalds, Denny’s, Wendy’s. Eccetera. Vicino ci può essere anche un altro spiazzo, con il supermercato locale, qualche “negozio”, qualche “ristorante”. Ovunque: camion. E gente imbranata nei parcheggi.
Per dire che dopo una settimana di questo scenario, ecco serve una botta di vita. Per carità: ho scelto io di stare qui, nel senso in molti posti (non in tutti) avrei potuto andare downtown (ehm) e prendere un hotel/motel del centro, di solito ci sono un paio di posti carini, però sono quasi sempre molto cari (una notte in un albergo carino a cittàsconosciutadelmidwest costa come una settimana in una villa a Bali) e in definitiva ancora più malinconici; almeno nel triangolo Motel 6-Denny’s-Love’s c’è la vita vera, ci sono i camionisti, quelli che viaggiano.
Quindi: Las Vegas. La strada da Kingman (almeno nel primo tratto) è forse la più noiosa di tutti gli States, non c’è nulla e quel che non c’è è comunque brutto. Si potrebbe andare al Grand Canyon West (la struttura trasparente sospesa nel nulla che ti permette di camminare nel vuoto, appunto), ma bisognerebbe non avere paura e tutto sommato anche chi se ne frega visto che l’ho già visto anche dall’elicottero e dall’aereo.
L’arrivo a Las Vegas dalla 93 a sud non è emozionante come quello dalla 95 a nord (nel caso, fatelo di notte: sbucare sulla valle della città piena di luci dal buio è davvero super), però già da lontanissimo di vede la strip e si vedono i casino (e pensi: sono arrivato; ma in realta: mancano 50 miglia).
Mi piazzo al Mirage, dove una camera di domenica costa quasi meno che in un Motel in culandia: questo posto si ama o si odia, io lo amo; il cielo azzurro che c’è qui non c’è da nessun’altra parte al mondo e non so il perché. La crisi questa volta la vedo eccome, la città è mezza vuota e le faccie dei croupier a certi tavoli dei casino sono tutte un programma, si trova posto ovunque per fare qualsiasi cosa.
Perché questa sia una città assurda lo si capisce guardando la mappa: un mondo in mezzo al deserto. Credo sia una follia dal punto di vista ambientale e adesso che c’è la crisi, appunto, una follia anche dal punto di vist economico. Da qualche mese si legge di quanto succede in città, con la gente che prima smette di andare dal dentista (che, infatti, chiude) e poi smette di curarsi e poi smette di mangiare.
In tutto ciò, io ci sono venuto per stare allegro.
Da Kingman (Arizona) a Las Vegas (Nevada) – 7 agosto, 162 miglia (2.177 totali)
- note americane: vanno sulla luna, ma nei parcheggi è un disastro, e non provare a cambiare corsia perché li mandi in tilt
- without trucks America stops (scritta su molti camion, e sembra vero)
- siamo nel deserto (del Mojave) ma i campi da golf non mancano: macchie verde brillantissimo qua e là – e l’acqua che servirà per mantenerli
- per dire di Kingman: il suo aeroporto è stato Voted Arizona’s 2002 Airport of the Year e via di magone
- quando il navigatore va in tilt e inizia a ricalcolare il tragitto e guardi il display e poi guardi fuori e capisci: sei su un ponte che attraversa un lago e ti ricordi di quando sei passato di qua e quel ponte lo stavano costruendo e ti sembrava un’impresa titanica, ecco in quel momento pensi che a volte le strade si possono costruire anche se e dove sembra impossibile
Social / 1: quel che non scrivo qui è probabilmente su Twitter
Social / 2: le foto del viaggio per ora le sto mettendo su Facebook, pubbliche, poi farò un album migliore