Una siringa per viaggiare nel tempo
Quando stai per farti un’iniezione e ti tornano in mente tuo papà e il tuo cane L’altra sera mentre preparavo tutto per farmi un’iniezione mi… Leggi tutto »Una siringa per viaggiare nel tempo
Quando stai per farti un’iniezione e ti tornano in mente tuo papà e il tuo cane L’altra sera mentre preparavo tutto per farmi un’iniezione mi… Leggi tutto »Una siringa per viaggiare nel tempo
Ma tu ti candidi? È stata una domanda ricorrente in questi mesi ogni volta che si parlava anche lontanamente di politica. Una domanda che non capivo mai se posta con entusiasmo o preoccupazione. Chissà.
Mi candido? Davvero non lo so. Però la domanda mi ha fatto riflettere sulle prossime elezioni e su quelle passate, ho provato a mettere in fila una serie di cose che sono successe e a mettere a fuoco temi che ai tempi mi erano sfuggiti.
Non voglio ripercorrere i giorni e le ragioni della mia candidatura del 2016, Alessio ha già raccontato tutto benissimo in un post (Dalla promessa al prototipo. La campagna Marco Mazzei X Milano. 1000 voti x la felicità urbana) e quindi se a qualcuno dovesse interessare sapere che cos’è successo e perché trova tutto lì, ma voglio al contrario raccontare perché per me è stato un momento straordinario e di conseguenza perché credo sia difficile si possa ripetere.
Leggi tutto »Io vorrei, non vorrei, ma se vuoiNel maggio del 2020, con la città che si apprestava a uscire dal lockdown duro imposto dalla pandemia da coronavirus, ho avuto l’onore di partecipare… Leggi tutto »Milano: un nuovo inizio, un passo alla volta
La mia età di normale ipocondria l’ho avuta, e superata brillantemente, alcuni anni fa. Come tutti i maschi circa quarantenni mi agitavo per ogni minimo dolore intercostale, il mal di pancia era sempre anticamera di una colica, il mal di testa non ne parliamo nemmeno. Soffro d’asma, soffoco. Ho fatto sicuramente un sacco di esami inutili, prenotato visite specialistiche “lei sta benissimo”, comprato medicine che tanto male non faranno. Poi i quarantanni sono passati, ho imparato a invecchiare senza pensare ogni giorno al dramma, e come tutti – o come tanti – sono uscito da quella fase di ossessiva prevenzione per entrare in quella della serena rassegnazione.
Per questa ragione quando l’anno scorso il mio amico Bruno mi ha diagnosticato questo prolasso della mitrale l’ho presa bene, quasi mi è venuto da ridere pensando a come invece avrebbe reagito il Marco di 15 anni fa di fronte a una valvola del cuore che “vedi, non si chiude più perfettamente“.
Ah, ecco, sì: si vede proprio.
Ho scritto un sacco di post sulla maratona di New York (l’arrivo, e sei cartoline: 1 2 3 4 5 6) ma non ho parlato da nessuna parte della mia felpa blu.
Era più o meno la fine degli anni Ottanta, via Venini era ancora una via bruttina della grigia periferia milanese, forse aveva appena aperto l’osteria pugliese – che io considero in qualche modo l’avanguardia dell’offerta internazionale e multiregionale di cucina della città di Milano come la conosciamo oggi. In via Venini c’era un negozio, International Shop, che era il punto di riferimento per chi cercava jeans e t-shirt. So che fa ridere pensarlo oggi che tra e-commerce e diffusione globale dei brand tutto si trova ovunque, ma appunto 30 anni fa un certo tipo di abbigliamento, certe marche, erano fuori dai circuiti di massa.
International Shop era forse negli anni Ottanta quello che oggi è Urban Outfitters, a grandi linee.
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